Guarda, guarda chi si rivede
gli iperproduttivi svedesi Nasty Kixx che dopo avere dato alle stampe, verso
fine 2002, l’ottimo demo sulla breve distanza a titolo “Just another
day” (recensito su queste pagine) si ripresentano con una più
sostanziosa manciata di songs ed il video della conturbante “Bastard
song” ripresa dal precedente lavoro. Dopo avere intervistato i Nasty
Kixx mi aspettavo ulteriori evoluzioni ed in effetti non mi sono di certo
sbagliato, visto che il dischetto fra le mie mani gode di una produzione
in grado di mettere in mostra suoni meglio definiti e allo stesso tempo
più pesanti rispetto a “Just another day”. Diciamo subito
che i ragazzi non hanno snaturato la loro proposta e le atmosfere di un
tempo non se ne sono del tutto andate, infatti pure dando sfoggio di una
verve più aggressiva la melodia è rimasta radicata nel DNA
dei Nasty Kixx. Quest’ultimo elemento e soprattutto le linee vocali
sono state meglio amalgamate nel complesso generale del sound e quindi rese
apparentemente meno fruibili solo ad un primo e non attento ascolto. Lo
stesso Fabio Esteban, chitarrista del combo scandinavo, interrogato riguardo
alle differenze fra i due lavori avverte: ”Il nostro nuovo demo ha
un suono pulito ma grezzo allo stesso tempo. Su “Just Another Day”
le chitarre suonavano un po’ impastate e con le basse frequenze così
enfatizzate che il basso di Dr Denials quasi non si sentiva. Durante le
registrazioni abbiamo giocato un po’ con gli amplificatori, scoprendo
un suono più pulito e pesante che si adattava molto bene alle nostre
canzoni, così abbiamo deciso di tenerlo”. I Nasty Kixx hanno
quindi ponderato questo cambiamento dimostrando di essere in possesso di
classe, intelligenza artistica e di avere raggiunto una radicata maturità
per quanto riguarda il songwriting. Mi fa piacere inoltre constatare come
con la sestina di episodi qui recensiti tendano a distaccarsi ampiamente
dalle ultime tentazioni Hellacopteriane tracciando un coraggioso percorso
personale e “contrario”. Tutte queste “divagazioni”
si concretizzano quando la batteria sugli scudi fa partire “The Clown”:
una song veloce e grintosa accostabile ad una versione moderna delle New
York Dolls, soprattutto per il particolare uso delle background vocals,
ad opera delle Nasty Dolls (fanciulle legate ai Kixx da un rapporto di amicizia),
che potrebbero ricordare quelle della famosa “Trash”. “Shame”
e “Under the influence”, nella quale spunta alle background vocals
Burt Backfire dei Deceptive, sono 2 buoni episodi ben inseriti nel contesto
globale del lavoro e vedono il loro punto di forza in un guitar work ritmico
e solista di pregevole fattura. “Gotta get out” mette insieme
linee vocali da urlo e accelerazioni in chiave Guns’n’Roses. Certo
cari lettori, non manca nemmeno il fischietto a là “Paradise
city”! “It’s alright now” è la song più
innovativa e allo stesso tempo cattiva ed incendiaria che le mie orecchie
abbiano mai sentito provenire dai Nasty Kixx! Quando tutto sembra essere
finito ecco arrivare una grandiosa cover della mitica “Personalità
crisis” delle New York Dolls ed ancora Fabio Esteban che sorprendentemente
dichiara: “L’intera band ama i New York Dolls ed abbiamo già
suonato quella cover durante alcuni concerti. Quando in studio abbiamo avuto
un po’ di tempo extra abbiamo deciso di suonarla per divertimento.”
Infine la traccia multimediale ci mette di fronte ai Nasty Kiss rinchiusi
nella loro sala prove. Il risultato finale nonostante la produzione “artigianale”
è davvero riuscito e le immagini potrebbero ricordare quelle dei
The Hellacopters del video di “Hopeless case of a kid in denial”!
Il nostro interlocutore ci lascia con un'altra succulenta dichiarazione:
“Il video di “Bastard Song” è più che altro
un esperimento per imparare a produrre i nostri prossimi video. Dr Denial
ha alcune buone idee per i nostri prossimi clip che realizzeremo prossimamente.”
Chi potrà mai fermare I Nasty Kixx? Bhe non chiedetemelo, questa
volta si meritano di essere annoverati fra le migliori uscite, a livello
di demo, di questo 2003!!!
Recensione Realizzata da Bruno
Rossi. |
